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Digital Transformation: definizione ostacoli e oltre

Digital Transformation. Da quando ho iniziato a documentarmi per scrivere il precedente articolo sul PIM e sulla centralità delle informazioni, l’espressione “Digital Transformation” mi è esplosa sul desktop, tra le mani, nelle ricerche online.

Così ho scoperto che di trasformazione digitale si parla con frequenza e profondità crescente da qualche anno a questa parte, ma forse è un approccio ancora sconosciuto ai più. Sconosciuto e non consapevole.

Chi di voi potrebbe affermare di aver intrapreso un percorso di digitalizzazione della propria azienda? Dall’altra parte invece, chi può davvero candidarsi come partner digitale per quei business che vogliono cogliere le opportunità della digital transformation?

Digital Transformation: iniziamo a fare chiarezza.

C ’erano una volta i colleghi, i consulenti, i collaboratori, i clienti, i cittadini,
gli operatori, fornitori, trasportatori, addetti alla vendita e responsabili
dell’assistenza…

Eloquente l’incipit del documento Digital Transformation: Linee Guida e Strategie per innovare il business, una guida realizzata da Digital4 insieme a Team System per introdurre ad uno scenario tanto reale quanto inevitabile, una realtà che vede le imprese coinvolte in un processo di cambiamento e i provider di servizi digitali impegnati a ri-convertirsi in veri e propri partner della digitalizzazione.

Digital Transformation. Fonte immagine: Digital4

Ma cosa significa Digital Transformation? In parole povere si intende la semplificazione dei processi aziendali, attraverso la riduzione delle ridondanze e degli errori derivanti da attività manuali non strategiche. La digital transformation quindi può produrre diversi vantaggi riassumibili in maggiore efficienza, miglioramento dell’operatività e riduzione dei costi.

La portata radicale della digital transformation è il superamento del concetto di innovazione digitale. L’adozione di una nuova tecnologia rappresenta probabilmente solo uno step e comporta una visione parziale. La digital transformation abilita invece il tema della disruptive innovation o meglio della digital disruption, un paradigma secondo il quale nessun business può durare in eterno. Un management consapevole e lungimirante conclude un ciclo di business e ne intraprende uno nuovo, con nuove logiche e sifde, come a dire che l’azienda interrompe con il passato e impiega la digital transformation per creare un business innovativo.

La digital transformation quindi ridisegna e migliora un business secondo nuove soluzioni tecnologiche, sistemi evoluti ed integrati: automazione, informatizzazione, cloud, mobile, ecc. Si tratta di un approccio che promuove la convergenza tra sistemi, flussi di informativi (dislocati in vari punti), attraverso le reti e il web.

Si rende necessario prima di tutto un cambiamento di visione e il disegno di una roadmap che tenga conto dei passaggi necessari per arrivare ad un nuovo modo di lavorare e di produrre: da un lato adottare tecnologie e protocolli adatti al contesto aziendale per traghettare le vecchie soluzioni verso le nuove, dall’altro una rinnovata attenzione alla user experience secondo un evoluto concetto di interattività. D’altronde il digitale offre per sua natura l’estrema tracciabilità dei comportamenti, la raccolta e l’analisi dei flussi di dati che possono essere sfruttati adeguatamente nei processi decisionali.

Ostacoli alla Digital Transformation e come superarli.

Dal momento che la trasformazione digitale consiste soprattutto nell’elezione di un nuovo paradigma culturale, prima ancora che gap infrastrutturali, i principali ostacoli riguardano la mentalità delle aziende, la radicazione di certe procedure e consuetudini date per scontate e il timore di fare scelte radicali. Il digital divide che si crea tra azienda e fornitore digitale va colmato secondo un percorso che guidi il cliente verso soluzioni accettabili, incrementali e non invasive.

Occorre inoltre promuovere la cultura collaborativa e di condivisione accettando che il business oggi si fa insieme (fornitori, partner, dipendenti, clienti) attraverso sistemi e servizi digitali integrati, che tendono a ribaltare i rapporti monodirezionali e favore di scambi e comunicazioni pluridirezionali. Cloud, tecnologie mobile, big data management e social consentono alle aziende nuove economie di scala sotto il segno di condivisione e cooperazione.

Ci si deve abituare anche a rispondere alle esigenze di un mercato molto evoluto, un utente che oggi richiede contemporaneamente l’accesso alle informazioni senza limiti di tempo, device e in modo personalizzato. I consumatori sono avvezzi all’utilizzo di pc, smartphone e tablet con un universo di applicazioni. Se cercano delle soluzioni, si aspettano di riceverle dall’azienda velocemente ed efficaciemente, secondo logiche di omnicanalità delle informazioni e personalizzazione dell’esperienza.

Se trasformazione digitale non equivale a nuova tecnologia, digitalizzazione non equivale a mera produzione di un documento PDF. Banalmente il ruolo di un partner digitale è anche quello di trasmettere la vera portata della dematerializzazione: la gestione documentale digitale non significa generare documenti statici e conservarli in un archivio, ma significa integrazione con i processi informativi e condivisione di dati leggibili, modificabili e disponibili nei vari punti della supply chain.

E dopo la Digital Transformation?

In pratica la crescente digitalizzazione dei processi gestisce e moltiplica le informazioni a vari livelli, dalla distribuzione alla comunicazione digitale (social media inclusi) all’Internet of Things. Quindi il tema del Big Data Management diventa centrale, dal momento che significa migliorare la capacità di ascolto dei brand lungo tutti i punti della filiera, in cui il Web è conditio sine qua non. Dritti dritti verso il nuovo modello di produzione e gestione aziendale conosciuto come Industria 4.0.

Il quadro riportato in questo articolo evoca una situazione reale, un momento in cui l’esigenza di un cambiamento è sotto agli occhi di tutti, ma non è ancora correttamente compreso e accettato dai protagonisti stessi e spesso non adeguatamente supportato dagli operatori del canale o partner digitale.

Tutto ciò mentre si affacciano ulteriori presumibili sviluppi della digital transformation nel 2018:

Internet of Things: l’Internet delle Cose ovvero uno scenario in cui gli oggetti della vita quotidiana (disposizitivi, impianti, opere, macchine). Questo significa raccogliere e manipolare un’ammontare di dati crescente derivante dalla connessione di questi tool in rete.

Analytics: posta l’archiviazione e la gestione di una mole crescente di informazioni di varia natura, ci troviamo a dover affrontare una nuova sfida rispetto all’analisi di questi dati. Analisi sempre più approfondite e addirittura predittive, in modo da supportare i processi decisionali nel proporre oggi soluzioni avanzate per domani.

Edge Computing: con questa espressione ci si riferisce ad un’infrastruttura IT, distribuita ed aperta, predisposta per le tecnologie di mobile computing e IoT. I dati raccolti vengono elaborati dal dispositivo stesso in tempo reale, accorciando il tempo di trasmissione e produzione di un output, abbassandone i relativi costi e aumentando il livello di sicurezza/integrità del dato.

Il 5G: su questo topic entrano in gioco i provider mobili chiamati a migliorare le prestazioni delle loro connessioni almeno gradualmente.

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